In ricordo del padre
Onorare il senso del passato, valorizzare la memoria, specie quella del padre di Stefano e Ferruccio, Fernando Pizzamiglio.
conservare
Una storia marcata d’impegno e dedizione
Attraverso immagini, suggestioni, carte e strumenti impiegati per la viticoltura e la vinificazione, il Museo narra la storia di due fratelli – Stefano e Ferruccio – mossi dal desiderio di condividere la ricca collezione personale di oggetti e documenti inaugurata nel 1988.
Fil rouge del racconto la passione e il duro lavoro che li hanno portati a fare de La Tosa un’impresa agricola nota e consolidata nel territorio.
con vivida passione
Una cultura che si tramanda
Dal 1988 sono stati infatti raccolti oltre 400 oggetti – del periodo compreso fra inizio Ottocento e inizio Novecento – riconducibili alla vitivinicoltura locale e disposti secondo un itinerario di visita suddiviso per lavorazione e arricchito da didascalie, spiegazioni, illustrazioni, video, immagini in movimento e sfondi sonori.
il patrimonio di esperienze
Coesistenza di tradizione e innovazione
Nel tempo, metodi ed attrezzi si sono raffinati; certe operazioni, grazie alle nuove tecnologie, sono oggi meno faticose rispetto al passato; le analisi scientifiche si affiancano ora alle valutazioni più tradizionali, empiriche e soggettive. Ciononostante il processo produttivo del vino è rimasto invariato, pertanto anche i procedimenti meccanizzati come la pigiatura si sforzano si restituire la cura e precisione che la sola mano sapiente dell’artigiano viticoltore è in grado di garantire.e di scoperte
Per il progresso
Impugnare il ricordo di un mondo ormai scomparso e diffonderne la conoscenza; attingere dal passato informazioni, esperienze e intuizioni utili per il presente ed una miglior progettazione del futuro.
In ciò si sostanzia il significato del Museo della Vite e del Vino, il solo in Emilia Romagna che verte su questa tematica.
della cultura contadina
Ciò che contraddistingue il Museo non è solo la sua singolarità in termini di realtà tematica nella regione, ma soprattutto la ‘biblioteca’